Sei un artista socio dell'associazione culturale e teatrale "Luce dell'Arte" ETS e vuoi far pubblicare da noi qualcosa di importante sul tuo operato culturale? Scrivici a associazionelucedellarte@live.it e dopo attento esame lo pubblicheremo in questa Sezione denominata Cultura!

La dr.ssa Cecilia Turino e i suoi fantastici personaggi pieni di umanità, portatori di messaggi di vita importanti!

Cecilia Turino è nata nel 1984 e lavora come pneumologa all’Ospedale del Mare di Napoli. Da bambina sogna di diventare scrittrice, cardiochirurgo e biologa marina. Trascorre l’adolescenza leggendo, immaginando, e trasformando in racconto tutto ciò che la colpisce. Dopo il diploma di maturità classica si laurea davvero in medicina ma si specializza in Pneumologia e passa quattro anni in Spagna come ricercatrice.  Rientrata in Italia, si ammala di Miastenia Gravis e la sua vita iperattiva si ferma. Incapace di spiegare il suo dolore, decide di affidarne il racconto a Carmelo, un sedano affetto dalla sua stessa malattia. E attraverso la scrittura, ciò che all’inizio le era sembrata una punizione, la malattia che l’aveva piegata e aveva reso il suo quotidiano tutt’altro che facile, si trasforma in un’occasione per riscoprire e apprezzare la gioia della vita.  “Carmelo il sedano fragola e gli insoliti abitanti del bosco” è il primo di una serie di libri di filastrocche sulle avventure di animali parlanti e di Carmelo, che, mai vinto, ricostruirà una nuova vita convivendo con la disabilità.

Ad Ottobre del 2023 questo libro si è classificato al primo posto a Roma nella Sezione A) Poesie e Filastrocche del Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe“Libera la fantasia” 5^ Edizione indetto dall’Ass. culturale e teatrale “Luce dell’Arte” ETS.

“Carmelo il sedano fragola e gli insoliti abitanti del bosco” è in uscita con il progetto editoriale Luce dell'Arte Edizioni.

 

Roberta Matassa e le note nostalgiche e dolcissime di un' anima che sa parlare di amore, solitudine, fragilità ed angeli celesti o terreni!

Roberta Matassa nata nel 1985, vive a Bari, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e numerosi corsi di lingua inglese; ama molto leggere (spaziando dalla narrativa classica a quella contemporanea) ed ascoltare musica giovanile (tra i suoi cantanti preferiti ci sono i Nirvana e Fabrizio Moro), si dedica attualmente alla composizione di poesie, che esprimono la sua sensibilità ed il suo modo di essere. Ha ricevuto riconoscimenti in alcuni Concorsi letterari nazionali per le sue poesie, in particolare ricordiamo il risultato di secondo posto conseguito al Premio di Narrativa, Teatro e Poesia "Il buon riso fa buon sangue" 4^ Edizione indetto dall'Associazione culturale e teatrale "Luce dell'Arte" ETS.  E' in uscita con il progetto editoriale "Luce dell'Arte Edizioni" il suo libro di poesie “Solitudine tatuata”, sua prima pubblicazione dal grande valore artistico.

Per assaporare tutta la grandezza della poesia di Roberta Matassa, pubblichiamo in questo spazio culturale e divulgativo dell'associazione in anteprima due delle sue più significative. Buona lettura a tutti! 

 

VORTICE

 

Un salto nel vuoto,

dove ogni particella

del mio essere

racchiude speranza…

Bagno il mio viso,

colore tenue di tele

messe lì,

quasi a caso,

sparse in camere buie.

Un salto,

millesimi di secondi interminabili,

quasi a rivedere il mio passato…

Frammenti di fotogrammi,

di vita fragile.

Porterò con me

effigi di volti stanchi…

Facce malinconiche,

gioia e pianto,

e dolore dipinto in quei tuoi occhi vuoti,

una volta

tempio del mio amore.

 

 

A   GRAZIANO

 

Cercare una certezza.

Farsi coinvolgere dalla tristezza,

dalla malinconia vera,

autentica,

nel pensiero della tua morte.

Ti penso,

amico.

Ti ricordo spesso,

quasi sempre cupo.

Amarezza nei tuoi occhi.

E tanta,

tanta timidezza.

Tu nell’aula,

a lezione di grafica.

Tu che disegni.

I tuoi fumetti

erano molto particolari,

distinti.

Volti.

Ricordo i fiori blu

che ti ho lasciato in tuo ricordo.

Ho appreso la notizia

della tua morte

solo su Facebook,

non nel modo in cui

speravo.

Piansi molto quel giorno.

Solo più tardi, però,

mi dissero il motivo della tua mancanza.

Se è stato proprio così,

motivo o non,

ti ho sinceramente immaginato

soffocato da un malessere.

Non volevo immaginarti così.

Ti sentivo come mio amico,

anche se nella realtà

mai amici siamo stati o eravamo.

Eri un tipo.

Ero consapevole del tuo aspetto.

Per me bellissimo.

Ti ricordo così,

con i piercing,

vestito di colori scuri,

camminavi lentamente.

Oppure ti ricordo

seduto in accademia,

seduto con i tuoi amici.

So o immagino

la sofferenza che dentro portavi.

Dentro te.

Forse perché non accettato del tutto.

Oppure credo che

la tua sensibilità

non fosse arrivata del tutto,

o in un giusto modo,

agli altri che ti circondavano.

E’ stato bello

posare dei fiori blu per te.

E’ stato comunque bello

vederti, così,

da lontano,

in accademia.

Per me era sempre bello.

Anche dopo il tuo rifiuto.

Forse è solo quando una persona

viene a mancare,

che la si pensa più spesso,

di più.

Tu ora, per me,

sei un angelo blu,

volato in alto troppo presto.

Christian Testa, favoloso poeta della vita moderna con testi in cui musica e poesia si sposano alla perfezione!

Christian Testa nasce a Pavia il 9 luglio 1975, da sempre vive nel suo amato paese Villanterio, paese situato nella parte orientale della provincia di Pavia, di professione ragioniere, impiegato nella Sanità Pubblica.

Fin dall’età di tredici anni inizia a cantare da autodidatta, scoprendo una voce naturale da tenore lirico, e vincitore negli anni di gare di canto, canta spaziando in tutti i generi musicali, e nel 1997 entra anche a far parte del Coro Parrocchiale di Villanterio come solista.

Solo nel 2014, all’età di 39 anni, scopre la vocazione poetica iniziando a scrivere moltissime poesie e da subito ottiene un notevole e crescente numero di riconoscimenti; una delle sue particolarità è quella di spaziare  in tutti gli ambiti poetici: bucolico, sarcastico, ironico, romantico, gastronomico, storico, filosofico, esistenziale, religioso ed ermetico.

Nel 2017 inizia a scrivere poesie in dialetto pavese, è anche creatore di testi e di canzoni sia italiane sia dialettali pavesi, valide per la musica leggera e per il liscio.

E’ consigliere del Circolo Storico Culturale e Dialettale Pavese “Il Regisole” di Pavia, ed è anche il creatore e curatore dello storico archivio del Circolo, in ambito della poesia dialettale pavese è considerato un’innovatore, in quanto gli è stato riconosciuto di aver dato uno stile più moderno e giovane alla poesia dialettale stessa.

Organizza, presenta e partecipa ad eventi innovativi nei quali coordina in modo ingegnoso la poesia alla musica, associando la poesia anche a testi di canzone e recitando a tempo di musica le poesie.

Attualmente vanta circa cento riconoscimenti letterari complessivi, una parte di livello nazionale, ed una parte di livello internazionale.

E’ attualmente presente nel mondo della letteratura con vari libri di poesia: il primo, edito nel 2020, di poesia italiana, il secondo, edito nel 2021, di poesia dialettale pavese, ed il terzo, edito nel 2022, sia di poesia italiana, sia di poesia dialettale pavese.

Inoltre, ha pubblicato nel 2023 altre due raccolte poetiche, di cui una in dialetto pavese e l'altra in lingua italiana intitolate: "Puesii dialètal Paves muderan - Al dialèt paves anca incò" e "Versi improvvisi - Quando la mente e il cuore si fondono". 

Vi proponiamo qui sotto due delle sue più belle poesie, contrassegnate da quel tocco di classe e ritmo altamente musicale che fanno di Christian Testa un poeta unico e delicatissimo per la pasta emozionale dei suoi versi.

 

ANGELA 

 

Da lontano

una meravigliosa immagine si avvicina

 sei tu, oh nobile creatura ?

Musa ispiratrice,

austera presenza,

rallegratrice del mondo,

leggiadra, sinuosa, disincantata

dagli occhi profondi

armati di un divino sorriso

tu fai meditare sul vero Paradiso,

voce dolce e suadente

da stupire tutta l’umana gente,

sguardo profondo quasi incantato

che sposa perfetto tutto il creato

di dolci versi pieni e profondi

attraversano il presente verso nuovi mondi.

E’ sicuro privilegio la tua compagnia

il tempo si ferma, sei quasi magia.

 

VITTORIA 

 

Sei quasi più bella

nella tua attesa

 nel sacrificio per raggiungerti,

in tutto quello che hai saputo generare,

in tutto quello che hai fatto condividere;

ci hai fatto misurare con noi stessi

ci hai insegnato a rispettare il nostro prossimo

ci hai resi uomini migliori,

non importa averti raggiunto

importa aver vissuto intensamente ogni momento

così che venga ricordato

per sempre, nel profondo del nostro cuore.

Maria Rosaria Esposito, tanta esperienza di docente come bagaglio importante per scrivere fiabe e racconti per ragazzi carichi di grande personalità letteraria!

Maria Rosaria Esposito nasce a Napoli e vive a Genova.

Docente di Scuola dell’Infanzia, in pensione, grazie al contatto quotidiano con i bambini, trova l’ispirazione necessaria per scrivere fiabe e racconti per l’infanzia.

Numerosi i riconoscimenti vinti con varie istituzioni ed associazioni culturali per le sue opere.

Nell’ambito scolastico, nella Sezione Docenti, partecipa nel 2002 al concorso letterario indetto dall’associazione “IL Melograno” con il racconto "Tatù il Bambino Blu" e riceve il Premio Speciale della Giuria.

Partecipa nel 2003 al concorso “La Fiaba più Bella” indetto da Guida Editore con “Il Dottor Buffon”, fiaba realizzata insieme ai bambini dell’Infanzia che viene premiata.

Nel 2003 partecipa al Premio Marco Mascagna con il progetto sull’intercultura denominato “I bambini del Mondo” dove s’inserisce “Tatù il Bambino Blu” e riceve la Menzione Speciale.

Nel 2004 partecipa al concorso indetto dall’associazione culturale “Il Giornale di Arzano” con “Mamma Lilla”, racconto premiato, rivolto ai ragazzi della scuola media, che si classifica al primo posto.

Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo di narrativa “Le Convergenze dell’Amore”.

Partecipa nel 2013 al concorso letterario indetto dall’Associazione Culturale e Teatrale “Luce dell’Arte” con il suddetto romanzo che viene premiato, classificandosi al quinto posto ex aequo.

Partecipa nel 2017 al concorso letterario indetto dall’Associazione culturale e Teatrale “Luce dell’Arte e riceve una Menzione Speciale in merito al secondo romanzo Thriller inedito “Il Vestito Rosso”.

Partecipa nel 2020 al Premio Internazionale “Santa Margherita Ligure” in merito al terzo romanzo inedito “Piazza Miracoli” e riceve la Menzione D’Onore.

Partecipa nel 2021 al Premio Internazionale “Santa Margherita Ligure” con il romanzo edito “Le Convergenze dell’Amore” e riceve la Menzione d’Onore.

Partecipa nel 2022 al Premio Santa Margherita Ligure Sez. “Pianeta Donna” con il racconto “Mamma Lilla” inserito nell’Antologia 2022 e riceve  il Diploma di Merito.

Partecipa nel 2022 al Premio di Narrativa, Teatro e Poesia "Il buon riso fa buon sangue" IV^ Edizione indetto dall' Associaizone culturale e teatrale "Luce dell'Arte" e si classifica al terzo posto con il racconto inedito "Quinta elementare - Sezione B" per la sezione D Narrativa o Teatro a tema libero. 

Vi pregiamo qui sotto della lettura di uno dei suoi più amati racconti, "Mamma Lilla", intriso di commovente tenerezza ed insieme amore verso i propri cari assoluto. La storia di una mamma speciale che si adatta per la sua famiglia ad ogni circostanza.

 

Mamma Lilla

 

In un paesino di campagna lontano lontano, così lontano e piccolo da non figurare nemmeno sulla cartina geografica, viveva una povera, ma simpatica famiglia composta dai genitori e da cinque vivacissimi bambini. Mamma Lilla era una donna minuta e di bassa statura, ma tanto energica e così piena di risorse. Lavorava, dall’alba al tramonto la sua piccola terra per sfamare i suoi cinque figli. Ma la terra era arida ed i suoi frutti non erano sufficienti per sette persone. Così come non bastavano le uova che dava l’unica gallina che possedeva. Ed il latte che dava la pecorella era altrettanto pochino. Papà Matteo suonava il clarinetto nella piccola banda musicale del paese. Ma il più delle volte non era pagato e questo non faceva che peggiorare sempre di più la loro condizione economica.

Ogni sera, per quanto distrutta dal duro lavoro in campagna, mamma Lilla non dimenticava mai di raccontare ai suoi piccoli fiabe di streghe, di maghi e di folletti. Ma quello che i bambini amavano ascoltare di più, prima di addormentarsi, erano le avventure che la loro mamma viveva giorno per giorno in campagna.  Ad esempio, di quando lei dovette arrampicarsi su un albero, perché inseguita da un cinghiale oppure di quando si salvò dal morso di una vipera, calpestandola senza averla nemmeno vista. Non appena i bambini si addormentavano, mamma Lilla cominciava solo allora a rassettare la casa, a lavare i panni e i piatti, mentre il marito le stava accanto suonando il clarinetto, incoraggiandola a cantare. Poi finalmente dopo la faticosa giornata, sedeva accanto al caminetto con papà Matteo ed insieme discutevano sul da farsi, per dare un futuro migliore del loro ai propri figli. Una di quelle sere papà Matteo apparve alquanto strano e misterioso. Mamma Lilla che era una donna attenta e a cui nulla sfuggiva gli disse: - “Cosa c’è Matteo, sei strano. Su, fai presto, non tenermi sulle spine. Hai qualcosa da dirmi, vero?” –  “Sì, Lilla! Ora ascoltami senza interrompermi, poi decideremo insieme cosa fare… Tu sai che il clarinetto mi fu regalato da nonno Orazio, Vero? Ebbene, io ero ancora piccolo quando lui mi disse che quello non era uno strumento qualsiasi, ma che aveva, bensì, dei poteri magici. Io naturalmente non gli credetti, pensando che ciò che diceva erano fantasie che si raccontano ai piccini per incantarli. Molto tempo dopo, quando ormai ero un giovanotto, nonno Orazio mi disse queste parole: “Non dimenticarti del potere magico del clarinetto e sappilo usare!” Ancora una volta non diedi peso alle sue parole, pensando che il nonno ormai vecchio, continuasse a fantasticare.” Ora che lui non è più fra noi, ma fra gli angeli, lo sogno quasi tutte le notti e puntualmente mi dice sempre la stessa cosa: - “Matteo! Matteo! Il clarinetto… ricordati che puoi usare il suo potere una sola volta. Non credi che questo sia il momento giusto di usarlo per aiutare i tuoi figli? Cosa fai ancora in questo paese? Devi andare in città. I tuoi ragazzi devono andare a scuola! Suona il clarinetto in una sera di luna piena, ma prima per tre volte dirai “questo è il momento giusto.” Ma attenzione… Matteo, devi realmente crederci, altrimenti la magia non funzionerà e tu avrai perso un’occasione unica. Poi quando sarai vecchio e stanco, darai il clarinetto a chi ne avrà più bisogno. Allora Lilla, che ne pensi? Credi che io stia impazzendo?” – “Ma no Matteo! Tu sei sempre stato un uomo saggio, come del resto lo era tuo nonno, quindi io gli credo fermamente e con tutte le mie forze. E poi se ci pensi un momentino capirai che ci deve essere qualcosa di speciale nel clarinetto. Pensa al modo divino in cui tu lo suoni senza che nessuno te lo abbia mai insegnato. E’ semplicemente straordinario Matteo! E poi la sera, quando io comincio a lavorare in casa, dopo una dura giornata in campagna, ho anche la forza di cantare. Tu suoni ed io canto e ti assicuro che sono felice e non avverto la stanchezza. Quindi è il suono del clarinetto che mi da la forza, il coraggio e l’energia necessaria per andare avanti.” – “Lilla forse hai ragione tu. Ma non ti nascondo di avere paura, che sarà di noi?” – “Ascolta Matteo, abbiamo quasi cinquant’anni e non abbiamo molto tempo per deciderci. I ragazzi stanno crescendo, capisci che devono continuare a studiare? In paese non abbiamo la scuola superiore, né l’Università. Pensa, dunque al loro avvenire. Quindi, la decisione va presa ora. O adesso o mai più.”   “Un momento Lilla, c’è dell’altro che non ti ho ancora detto. In un altro sogno, nonno Orazio mi dice qualcosa a proposito del nome dei nostri figli. “ Matteo, ciò che terrà sempre unita la tua famiglia è scritto nel libro del destino, grazie alla lettera iniziale del nome di ciascun figlio tuo. Prova Matteo, unisci la prima lettera di ogni nome a partire dal primogenito e sappi leggere…” Mi sveglio, poi, in un mare di sudore cercando di capire il messaggio del nonno.” – “Oh! Matteo, che strano sogno. Mi vengono i brividi, intanto proviamo a fare come ti ha detto il nonno. Vediamo… La nostra prima figlia si chiama Anita, il secondo è Marcello, il terzo è Osvaldo, la quarta è Renata e… l’ultimo nato è… Mio Dio, Matteo! Ora comincio a capire! L’ultimo nato è Eugenio… Amore! Se uniamo queste prime lettere leggiamo AMORE. L’amore che ci unisce, quindi, ci farà superare qualsiasi difficoltà. E’ questo che vuole dirci nonno Orazio.” Matteo e Lilla dopo questa rivelazione si abbracciano commossi, decidendo per l’indomani il viaggio verso una nuova vita con l’aiuto del clarinetto. Sì, ormai erano convinti che il giorno dopo sarebbe stato “il momento giusto.”

La profezia di nonno Orazio si avverò. La famiglia si ritrovò in una grande città e papà Matteo e mamma Lilla trovarono lavoro gestendo un piccolo albergo che diede loro la possibilità di far studiare i loro cinque figli. Passarono gli anni e i desideri di mamma Lilla furono tutti esauditi. Anita era diventata una famosa sarta di alta moda. Marcello che aveva il dono di una voce meravigliosa, studiava canto. Osvaldo e Renata erano riusciti nel loro intento, quello di diventare insegnanti. Ed infine, Eugenio era medico e questo rendeva mamma Lilla la più felice tra le donne. Erano tutti sposati, tranne Marcello che preferiva diventare prima un cantante. La casa di mamma Lilla e papà Matteo era sempre piena di figli e nipoti che nascevano l’uno dietro l’altro e mamma Lilla non mancava mai di prodigarsi per gli uni e per gli altri. La sua attenzione e le sue cure, però, erano maggiormente rivolte sia a Marcello che lei riteneva il più fragile e piuttosto cagionevole di salute, che a Lalla, la figlia di Renata che aveva cresciuto fin dalla nascita, per dare la possibilità a Renata di lavorare.                                                                                                                                 

Mamma Lilla, aveva ormai oltre i settant’anni, quando un giorno arrivò Marcello tutto emozionato per dirle qualcosa.  “Mamma, mamma! Finalmente è arrivata l’occasione che aspettavo da una vita!” E così dicendo le mostrò una lettera. “Che succede Marcello? Chi ti scrive?” – “Pensa mamma, è arrivato il momento che aspettavo da anni. Leggi qua. Sarò il “primo cantante” nel teatro più famoso del mondo… Che c’è mamma, mi ascolti? Non mi sembri contenta. Eppure dovresti fare salti di gioia!” – “Oh! Marcello che dici? Certo che sono felice per te. Solo che…”. “ Solo che cosa, mamma!” – “E va bene Marcello, confesso, ho avuto un tuffo al cuore, poiché mi domando dove può essere questo famoso teatro. Non certo nella nostra città, vero?” – “Mamma mi dispiace, ma il teatro si trova dall’altra parte del mondo e precisamente nella città di “Dovenonsisà” Dovrò viaggiare tanto per arrivarci. Mamma, se accetto, sappi che non tornerò più indietro.” Mamma Lilla rimase pietrificata a quelle parole. Marcello, il suo Marcello sarebbe andato via e non l’avrebbe visto mai più? Ma poteva una madre impedire al figlio di realizzare il proprio sogno? Così, timidamente gli chiese: “Posso venire con te? Per aiutarti, almeno per i primi tempi.” – “Che dici mamma, non puoi lasciare papà, gli altri figli e tutti i nipoti. Qui hanno ancora bisogno di te. Ma ti faccio una promessa solenne: non appena mi sarò sistemato, farò in modo che tu possa raggiungermi per stare di nuovo insieme e per sempre. Ma questo non è ancora il momento giusto. Intanto pensa solo a riposarti e a recuperare le forze. Sai mamma, mi hanno detto che la città di “Dovenonsisà” è bellissima.  Là ci sono solo immensi prati verdi ed è sempre primavera. Là sembra di essere in paradiso! E la gente, mi si dice, è talmente felice che non fa altro che cantare accompagnata da musiche meravigliose. Sii felice per me, mamma! Starò bene vedrai!” Fu così che un giorno Marcello partì verso il suo nuovo destino. Mamma Lilla soffriva tanto, ma cercava di non darlo a vedere per non dare dispiacere ai figli e ai nipoti che le davano tanto affetto e protezione. Fino a che prese una decisione. Riunì tutta la famiglia e cominciò a parlare: “Figli, nipoti ascoltate! Papà ed io siamo vecchi e stanchi e non possiamo più vivere da soli nella grande casa, ormai vuota senza di voi! Io, soprattutto, ho bisogno di riposare, per avere la forza necessaria per raggiungere Marcello che, come ben sapete ha ancora bisogno della sua mamma. Allora? Che ne pensate?” Fu Anita, la prima figlia a rispondere. “Potete venire ad abitare con me. Ho una casa confortevole dove avrete una stanza tutta per voi.” Niente affatto, rispose Eugenio, il medico. “La mia casa è ancor più grande della tua, Anita! Mamma e papà verranno da me ed inoltre potrò curarli se ne avranno bisogno.” Osvaldo, invece, se ne stava in un angolino quasi mortificato. Mamma Lilla capì il suo disagio e gli disse: “Osvaldo, so bene che tu possiedi solo due camere e non c’è posto per noi a casa tua, ma so pure che starai sempre accanto a noi.” Intervenne svelta Lalla, la figlia di Renata, nonché nipote prediletta di mamma Lilla, così dicendo: “Non se ne discute nemmeno! I nonni verranno da noi. Vero, mamma?” Così, papà Matteo e mamma Lilla si trasferirono a casa di Lalla e di Renata. Ma ben presto mamma Lilla si ammalò gravemente fino a non riuscire più ad alzarsi dal letto. Il marito le stava sempre accanto, tenendole amorevolmente compagnia ed intanto, cominciava a pensare che era arrivato il momento di cedere il “clarinetto magico” ad uno dei suoi discendenti. Dopo lunghe riflessioni, papà Matteo decise che il prezioso strumento lo avrebbe donato a Lalla, la nipote più vulnerabile, insicura, ma decisamente quella più sensibile e particolarmente affezionata ai suoi nonni. Sì! Chi più di lei poteva meritarlo? Il clarinetto l’avrebbe aiutata nella scelta del suo futuro che, al momento, appariva incerto e pieno di ostacoli… quindi, risoluto, chiamò la nipote e, nel donarle il clarinetto, le disse ciò che un lontano giorno nonno Orazio aveva detto a lui. Lalla si commosse e fu felice del gesto del nonno, ma non riuscì a non sorridere pensando: “Povero nonno Matteo! Comincia a fantasticare.” Lalla avrebbe saputo solo molto tempo dopo che quel clarinetto avrebbe cambiato la sua vita. Intanto gli anni passavano in fretta e mamma Lilla aveva accettato serenamente la sua condizione d’invalida, mentre non riusciva a non provare un senso d’angoscia al pensiero del suo Marcello, solo e lontano dalla famiglia. Per cui spesso si domandava: ma quanto dovrò aspettare ancora prima di rivederlo e di riabbracciarlo? Fortunatamente le sue giornate erano piene, poiché non le mancava la compagnia dei figli, né quella dei nipoti che si alternavano affettuosamente al suo capezzale. Ma il momento più bello che la coraggiosa nonnina aspettava con trepidazione era la sera, quando prima di addormentarsi, Lalla le raccontava storie di streghe, di maghi e di folletti… Ma ciò che mamma Lilla amava ascoltare di più, erano le avventure di una certa piccola, grande donna che lavorava in campagna. “Ascolta nonna, le diceva Lalla, dove siamo arrivate…? Ah! Sì! Il cinghiale stava per aggredirla, ma mamma Lilla svelta si arrampicò su un albero e sebbene avesse avuto tanta paura, riuscì a… Nonna? Nonnina, mi senti?... Buonanotte, nonnina!

                   

Maurizio Laugelli, il poeta che ritrae la vita nelle sue sagge, eleganti o ironiche liriche in italiano o in vernacolo calabrese!

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Maurizio Laugelli, nato a Catanzaro il 23/04/1984 e residente a Girifalco (Catanzaro).
Dopo gli studi della scuola primaria, ha frequentato la scuola superiore, conseguendo il diploma di maturità; fin da ragazzo, scrive poesie originate delle sue emozioni.
Con il passare degli anni, questa passione si è trasformata in voglia sempre più accesa di sposarsi con la penna e scrivere.
In questi ultimi anni, ha partecipato a molti concorsi di poesia, in Calabria, Lazio, Sicilia ed in tante altre parti d'Italia, ottenendo targhe, coppe, medaglie  attestati di merito e grazie a queste iniziative, alcune delle sue poesie ritenute migliori sono state inserite in preziose antologie. Con il passare del tempo, sia la passione che la voglia di scrivere, creando testi, si sono tramutati in un sogno, quello di pubblicare una raccolta personale, un volume tutto suo.
E così ha pubblicato il suo primo volume dal titolo: "Dopo lo lo sfogo... l'incanto! La magia delle parole".
Ha scelto questo titolo perché Maurizio pensa che la poesia sia uno sfogo, una libertà dell'anima, pertanto, esternando il sentimento, si alleggerisce il pensiero.
La penna, mossa dai suoi sentimenti, traccia parole dettate dal cuore.
Egli scrive dunque in preda ad un estasi infinita... Un sogno... Una magia... Ed ecco che dal sogno, nasce l'incanto!
Leggere tutto ciò che il cuore ha dettato, tutto ciò che l'anima ha sussurrato, diviene paradiso per il cuore!

Qui sotto vi inseriamo due poesie della sua raccolta in cui è chiaro il suo modo incantanto di descrivere ogni aspetto interiore o esteriore del nostro essere!

Anna Ferriero, una giovane poetessa che continua a distinguersi per i suoi versi sublimi e la sua bravura in tutto il mondo! La sua poetica abbraccia la pace ed il senso di empatia verso il prossimo!

Anna Ferriero, poetessa italiana per la pace e la contaminazione culturale, nasce a Pollena Trocchia (NA) per trasferirsi poi a Torre del Greco. Dopo la maturità classica, conseguita all’istituto Antonio Iervolino di Terzigno, prosegue gli studi umanistico – letterari all’università L. Vanvitelli di Caserta per perfezionarsi all’Università di Napoli (tutt’ora in corso). Il suo percorso si arricchisce con corsi e seminari sulla letteratura e sulla lingua inglese presso La verde isola del sapere a Cercola (NA). Attirata dal mondo della psiche, segue seminari presso Sipi Integrazioni a Casoria (NA) dal 2017 al 2018. Ha tenuto diversi seminari online circa: IL METODO MONTESSORI, ESERCIZIO PER COMPETIZIONE INFANTILE E PRIMARIA, INTOLLERANZE AL LATTOSIO IN ETÀ DI SVILUPPO, BENESSERE PSICO – FISICO ATTRAVERSO I CHAKRA, DISTACCO DALLA MADRE E IL LEGAME DI ADESIONE, NUTRIZIONE, PSICO EMOZIONI, IMPARIAMO LE EMOZIONI, STRUMENTI E STRATEGIE DI DAD PER LA SCUOLA 2.0, DISEGNARE EMOZIONI, IL METODO ABA PER L'AUTISMO.

Nel 2015 si forma come Master Reiki presso l’insegnante canadese Liliane Pottle. Appassionata dalla dimensione naturale, inizia una formazione di cristalloterapia, aromaterapia, cromoterapia fino ai diversi usi delle campane tibetane e allo studio del buddismo per avvicinarsi, poco a poco, alla pratica yoga. È membro WNWU (Unione mondiale degli scrittori nazionali kazaki) nominata da Muhammad Shanazar. I suoi versi sono stati apprezzati dal poeta africano Mbizo Chrasha definiti: “Dal ritmo scintillante come un ensemble musicale di chitarre, tamborini e tamburi. Il suono (dei suoi versi) è come le onde di un mare in tempesta che a volte diventa morbido come i possenti tenori di un grande fiume. Il motivo è abbondante e la manualità verbale è conservatrice pur mantenendo la sua abilità letteraria. La sua poesia è tradotta in tante lingue. Un essere umano di grande talento". Dal 2020 è Doctor honoris causa (registro 2010045530149). Da maggio 2019 è stata nominata poetessa di fama internazionale ed amministratrice del gruppo di poesia "POETRY OF GLOBAL VISION" dal poeta, avvocato, traduttore e ricercatore indiano Vendhan Ezhil. È amministratrice del gruppo Global Poet and Poetry (India). È membro dell'IWA Bogdani International Writers Association. È membro dei poeti della rivista albanese ATUNISPOETRY diretta dal poeta albanese Agron Shele. Ha pubblicato due raccolte poetiche (Magia dell'amore - Punto, Oltre l'orizzonte) e due racconti (La cripta dei desideri - Ombre nello specchio). Ha vinto numerosi premi nazionali ed internazionali, ricordiamo i tre livelli ricevuti dal Gran Premio all'Eccellenza TRA PAROLE E INFINITO: Albo d'Oro 2019, premio alla carriera letteraria 2021, gran premio al merito culturale 2022. E' stata in Giuria di Qualità per ben due premi letterari indetti dall'Associazione culturale e teatrale "Luce dell'Arte " di Roma.

È presente su numerose riviste nazionali ed internazionali, radio, quotidiani online, recensioni, interviste. Scrive per numerosi giornali e riviste italiane, nazionali e internazionali. Le sue opere sono state tradotte in quasi tutte le lingue. Dal 31 agosto 2019 è membro di VOCES Y PLUMAS DE UNIMOS AL MUNDO CON LA POESÍA - Central Mexico in Vision Universal Radio diretta da Leticia Guzmán, Cristina Gonzalez e AHdez Felipe. È stata giurata durante diverse manifestazioni letterarie in India e la sua poesia YAKAMOZ, nel 2021, è stata insignita nel Mahadevi Werma Writers Award per la migliore poesia rientrata fra i primi cinque posti.

Vi presentiamo qui due sue liriche pregne di quel suo intenso spirito di amore e rispetto verso ogni elemento.

 

L’INFINITO MAI ESTINTO

 

Nacque in Recanati

nel borgo sobrio – sobrio

un piccolo passato

dal profumo di lavanda

e bontà d’un passerotto.

Nel pieno dell’amore

la luce della vita

ma quel culto ferreo e oppresso

spense la tua gioia

in eterno pessimismo.

L’aroma della stampa

salvò l’animo in prigione

che persino il tuo Giordani

ti chiese di tradurre

e imparar come i pittori,

ma tu cambiasti fase

cantando molto altrove

oltre l’Orizzonte

affermando nei tuoi tratti:

“Per esprimere il mio mondo

ho bisogno dei miei versi

non più di quella prosa”.

La grande tua chiusura

ti fece faticare

ma l’ambiente famigliare

forse t’ha formato

e in dosi coronato.

Tu, il dolce passerotto

solo per i campi

hai cantato la tua Silvia

dolce e senza inganno

la tua tenera carezza.

Dal silenzio e poi al ritorno

ricordanze d’un villaggio

nel dì di quella festa

dove ha inizio l’infinito.

 

IL PROFUMO DELL’AMORE

 

Per la rabbia d’Afrodite

verso un uomo bello e colto

ad Ippolito il Destino

di tragedia e innocuo odio

per avere allontanato

il più puro sentimento.

Con inganno disonesto

accecata dal disprezzo

Colei

che il mare aveva proferito

il più prode

aveva preferito.

Un amore maledetto

gli fu scritto e dichiarato

dalla donna che in amore

l’amore gli donò.

Ma per grande sua purezza

Asclepio lo salvò

e in Triade celestiale

la sua fine si mutò.

L’amore un dì negato

fu subito ammirato

perché forza ed innocenza

si ripresero giustizia.

Il Sommo degli dei

di Artemide ancor prima

al fiorire del risveglio

poco prima del marasma

nell’Auriga lo mutò

nel mese dell’Amore

convertendo anche il più bieco

all’eterno sentimento.

Angelo Canino, fine cantore dei nostri tempi della poesia in vernacolo calabrese, riconosciuto con innumerevoli premi per l'altissimo livello culturale e la profondità dei suoi versi!

Angelo Canino nasce ad Acri (CS) il 13 ottobre 1960, sposato con Fiorella, 2 figli Nicola e Marianna.

Diplomato all’IPSIA di Acri, dal 1985 è impiegato presso gli uffici dell’ARSSA di Cosenza.

Da sempre appassionato del dialetto, inizia a dare alle stampe il primo lavoro nel mese dicembre 2009 con il volume “Ad Acri si parla così”, un vocabolario acritano – italiano composto da oltre 7.000 lemmi in dialetto con traduzione a fronte.

Seguono altre sette pubblicazioni di poesie in vernacolo, "Storielle rimate in vernacolo acrese" (2010), "Rimannu vi cuntu" (2011), "C’era na vota" (2013) e "Assettàtivi ca vi cuntu" (2015), "Profumi e cosi antichi" (2016), "Tìampi juti e ttìampi e mò" (2017), "U nonnu mi dicìa" (2018), "U tìampu passa…u signu resta" (2020) volume che raccoglie modi di dire, detti, proverbi, storielle e altro, della Acri di un tempo; "Spizzicarìalli" (2022) volume questo di poesie in vernacolo.

Tra i tanti concorsi cui ha partecipato numerosi sono stati i riconoscimenti ricevuti tra cui: 50 Primi Posti, 55 Secondi Posti, 54 Terzi Posti, e oltre 300 premi minori ottenuti nelle seguenti regioni italiane: Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana, Umbria, Emilia R., Liguria, Lombardia, Piemonte, Marche, Molise, Friuli V.G. e Veneto.

Dal 2015 fino ad oggi, inoltre, ha vinto numerosi Premi alla Carriera, Premi alla Cultura e Premi per Alti Meriti culturali.

Qui sotto pubblichiamo due delle sue più amate poesie con traduzione in italiano, caratterizzate da quel senso ironico ed insieme graffiante in dialetto calabrese che le rendono uniche e dal forte messaggio educativo per tutti.

 

A giacca e pàtrima

 

M’a ricùardu a ccuduru e da terra,

e chilla terra c’u jùarnu a mpurbarèava,

era llu tìampu appena doppi a guerra,

era llu tìampu chi si meadicampèava.

 

U postu sua era alla spallera e da sèggia,

quann’era ppisanta e da pùrbara pijèata,

na scotidijèata e ddiventèava llèggia,

pronta ppe nn’èatra jurnèata.

 

Intra na sacca c’èra ssempri u muccaturu,

e tutti i quattru zinni era annudèatu,

alla frunta ll’asciuttèava llu suduru,

alla fina e da jurnèata era nzuppèatu.

 

Intra d’èatra sacca, c’era llu curtìallu,

ppe appizzutèari o abbelliri nu jettunu,

ppe ttaglièari u pèanu, allu morsìallu,

ppe mpidèari na sazizza allu carbunu.

 

Na mànica mi ricùardu ch’era scighèata,

mpinta alli ruvetti e chilla spèara via,

mamma ll’avìa ccu ccura arripezzèata,

un ci parìa bella quanni papà s’a mintìa.

 

Ma ssa giacca a nullu avìa dde pariri bella,

sudu a ppàtrima avìa dde fèari cumpagnia,

si chiovìa, supa a chèapa ppe d’urmella,

ccu llu vìantu, abbuttunèata ppe lla via.

 

Mo sta sempri suda a ssa spallera e sèggia,

ca un c’è cchiù a ssu munnu chini ti portèava,

mo si ssenza pùrbara e ssi cchiù llèggia,

ma era cchiù bella quanni ti mpurbarèava.

 

 La giacca di mio padre

 

La ricordo come il colore della terra,

di quella terra che il giorno la impolverava,

era il tempo del dopoguerra,

era il tempo in cui si viveva male.

 

Il suo posto era la spalliera della sedia,

quando era pesante per la polvere presa,

bastava scuoterla e diventava leggera,

pronta per un’altra giornata.

 

In una tasca c’era sempre il fazzoletto,

dai quattro lati, era annodato,

alla fronte gli asciugava il sudore,

a fine giornata, era inzuppato.

 

Nell’altra tasca c’era il coltello,

per appuntire o abbellire un vetusto,

per tagliare il pane a colazione,

per infilare una salsiccia ai carboni.

 

Una manica, ricordo che era strappata,

ai rovi di quella impervia via,

mamma l’aveva con cura rattoppata,

non di bell’aspetto quando papà l’indossava.

 

Ma questa giacca non doveva sembrare bella,

solo a mio padre doveva fare compagnia,

se pioveva, sul capo per ombrello,

con il vento, abbottonata per la via.

 

Ora stai da sola su questa spalliera,

perché non è più tra noi chi ti indossava,

ora sei senza la polvere e sei più leggera,

ma eri più bella quando ti impolveravi.

 

 

U chiùavu stùartu

 

Nu jùarnu passanni e chilla cheasicella,

duvi cinquant’anni fa signu nèatu

a cchilla scadunèata e chilla cavarella

un c’era nnullu, c’era tuttu abbannunèatu.

 

A porta chjina e gagli, era ammarrèata,

ll’èaiu aperta chièanu e ssignu trasutu,

mi vena ‘mpàcciu a cimineja menza sciollèata

e llu penzìari miu a cchillu tìampu e jjutu.

 

A cchillu tìampu tristi, a cchilli vernèati,

i siri si passàvani arrotèati allu focudèaru

i schcocchi alla fàccia, i pìadi gedèati,

fina c’u ffiniscìa chillu vìarnu amèaru.

 

Guardanni e cca e dde llà attentamenti

mi vèani d’ùacchji a nnu chiùavu stùartu,

ccu nnu papparonu, e subitu s’apra lla menti

e llu ricùardu, chi penzèava fussa mmuartu.

 

Quanti cosi ci su stèati appichèati!

mi ci ricùardu a riglièara e llu mmutu,

ppe ttantu tìampu usèati e ccunzumèati

e ppu jettèati, ccu llu tìampu jutu.

 

Ugne ttanti papà ci appichèava lla giacca,

alla ricota e da fatiga, quann’era ,mmrunèatu,

mi ricùardu, jia a bìdari intra a sacca

si ci trovèava ‘ncunu sordu scordèatu.

 

Tanni, ssu chiùavu stùartu era dducenti,

o e unu, o e n’èatru, venìa “accarizzèatu”,

mo sta llà, a gguardèari ssi mura vacanti,

sta llà, vìacchiu, stancu e arruzzèatu.

 

Ha bistu centinèari e ccentinèari e cucinèati,

fatti allu fùacu ccu amuru e mammarella,

chilli tavudèati ricchi e apparicchièati

e chilla rrobba cota all’ùartu, frisca e bella.

 

Ha ssentutu centinèari e fattarìalli,

cuntèati avanti chilla vrèascia ardenti

fattarìalli brutti e ffattarìalli bìalli,

e ssi lla stipèati intra la menti.

 

Mo, sta ssempri llà, nullu u schcova,

puru ch’è arruzzèatu, nunn’è mmùartu,

illu è ssempri llà; e nnun si mova

e ssa menti mia, ssu chiùavu stùartu

 

 

Il chiodo piegato

 

Un giorno passando da quella casetta,

dove cinquant’anni fa sono nato,

in quella scalinata di quel vicoletto,

non c’era nessuno, c’era abbandonato.

 

La porta piena di spifferi, era socchiusa,

l’ho aperta piano e sono entrato,

mi venne di fronte il caminetto diroccato

e il pensiero mio a quel tempo andato.

 

A quel tempo triste, a quegli inverni,

le sere trascorrevano davanti al focolare,

le gote al viso, i piedi congelati,

finchè non finiva quell’inverno rigido.

 

Guardando di qua e di la attentamente

mi va lo sguardo a un chiodo piegato,

con una ragnatela, e subito si apre la mente,

e il ricordo, che pensavo fosse morto.

 

Quante cose ci sono state appese!

ricordo  il setaccio e l’imbuto,

per tanto tempo usati e usurati

e dopo buttati, assieme al tempo andato.

 

Ogni tanto papà vi appendeva la giacca,

al ritorno dal lavoro, quand’era buio,

ricordo che andavo a guardare nella tasca

se trovavo qualche soldo dimenticato.

 

Allora, questo chiodo era lucente,

o di uno o di un altro veniva “accarezzato”,

adesso sta lì, a guardare queste mura vuote

sta lì, vecchio, stanco e arrugginito.

 

Ha visto centinaia e centinaia di cotture,

cucinati al fuoco con amore dalla mamma,

quei tavoli ricchi e apparecchiati

di quel cibo raccolto all’orto, fresco e genuino

 

ha sentito centinaia di fatterelli,

raccontati attorno a quella brace ardente

fatterelli brutti e fatterelli belli,

e li ha conservati nella mente.

 

Adesso, sta sempre lì, nessuno lo schioda,

anche se è arrugginito, non è morto,

esso è sempre lì; e non si muove

da questa mente mia, questo chiodo piegato.

Elvira Giordano, una grande narratrice di storie con l'inclinazione al genere giallo, il diletto per la poesia, un vivido talento nel disegno e la forza motrice della natura dentro!

Elvira Giordano è nata a Roma dove ancora oggi risiede.

E’ laureata in Sociologia con specializzazione in Comunicazione e Mass Media e ha frequentato due anni della Facoltà di Giurisprudenza. Ha conseguito un Attestato di primo anno per lo studio della lingua araba. Altre lingue studiate sono l’inglese e lo spagnolo.

Scrive racconti e poesie, ma predilige il genere giallo. E’ vincitrice di molti premi letterari e di varie onorificenze, con molte opere inserite in importanti antologie. Inoltre, ha pubblicato il libro giallo “Il Giglio Grigio” e il libro “Racconti di paese tra il serio e il faceto” con la casa editrice Montag.

E’ da sempre amante del bello e dell’arte sotto le sue varie forme. Dipinge su tela sia con i colori ad olio, sia con i colori a tempera. Inoltre, esegue dipinti ad acquarello e si diletta con i disegni in chiaroscuro e a pastello. Esegue anche disegni a mosaico.

Caratterialmente è una persona sincera, socievole e gioviale, forse troppo sensibile. Odia le persone ipocrite e opportuniste.  Ama svisceratamente gli animali, infatti per questo è vegetariana e, nella stessa misura, ama la natura e prova risentimento verso chi disumano la distrugge. 

Le piace ascoltare musica e ballare. All'attuale balla salsa, merengue e bachata.

Inseriamo qui sotto due sue poesie per mostrarvi il suo animo delicato ed insieme battagliero, che la rendono una persona speciale.

 

Cos’è l’amore

 

Quante cose si fanno,

si dicono,

si sono dette e fatte

in nome di questo strano sentimento.

Amore usato

come giustificazione,

come scopo,

come desiderio.

Amore per sé stessi,

amore per l’amore.

Questo impulso insito nell’uomo è unico o ha varie forme?

Cos’è veramente l’amore,

questo concetto astratto che fa girare il mondo?

L’amore è la più sottile,

inspiegabile,

contorta forma di altruismo.

È vero solo quando si dona senza aspettare nulla in cambio,

solo quando si onora.

L’amore è rispetto per noi stessi,

per la natura,

per gli animali,

per il prossimo,

per la libertà.

Tutte forme di amore che si fondono all’unisono e

donano speranza per un mondo migliore.

 

Le voci dell’amore

 

Il gorgoglio dei ruscelli,

il bisbiglio delle foglie,

il soffio dei venti,

il fragore delle mare,

il rombo della terra,

il guaire dei cani,

il sussurro dell’anima,

il mormorio dei senza nome,

il pianto degli indifesi.

Voci, solo voci

che si perdono nel silenzio dell’avidità,

dell’indifferenza,

della stupidità.

Avidità che corrode l’animo,

indifferenza che rende ciechi, 

stupidità che rende ottusi,

Senza comprendere che

Amore significa ascoltare queste voci

e solo l’amore dona la felicità.

 

Milena Ziletti, un'Anima speciale con la passione immensa per la scrittura sin dall'infanzia ed il fantasy nel cuore!

Milena Ziletti è nata l’ 11 agosto 1957 ed ha coltivato la passione della scrittura fin dalle scuole elementari. Ha scritto libri fantasy, noir che sono stati pubblicati, ma molti ed altrettanto belli sono scritti e pubblicati sul suo blog https://iraccontidimilenaziletti.blogspot.com/.

Ha letto molti libri, di ogni genere, ed è appassionata di politcal thriller, centinaia di libri che hanno nutrito la sua mente e modellato la sua fantasia.

Tra i suoi libri editi ricordiamo la trilogia di “RESTON L’UNICORNO DORATO” dedicato ai ragazzi ed ai grandi, “LA FARFALLA GENTILE", un doppio libro fantasy con tante avventure, “VISANO E LA MALEDIZIONE DEL ROGO”, un noir ambientato nel suo paese, Visano, che le ha donato molteplici soddisfazioni, e tanti altri sul blog a disposizione di chiunque voglia leggere qualcosa di particolarmente interessante.

Ha scritto anche poesie, pensieri ricchi di sentimenti che le sono usciti dall’Anima e che ha dovuto di getto mettere per iscritto.

In ognuna delle sue poesie, dei suoi racconti, dei suoi romanzi, c’è una parte della sua sensibile Anima.

Ha vinto vari premi letterari in Concorsi nazionali di narrativa e poesia ed ha preso parte come membro di Giuria di qualità per alcuni prestigiosi premi indetti dall’Associazione culturale e teatrale “Luce dell’Arte”.

Per farvi capire di quale delicatezza sia fatta la sua letteratura, vi presentiamo sotto due sue ultime poesie, ispirate da momenti belli o piuttosto duri a cui sottopone tutti la grande maestra degli scrittori, la vita!

 

 

ASPETTANDO LA FENICE

 

Nuvole nere, bianche ed ambrate dal sole

navigano in un cielo che ha perso il colore.

Strami di corvi ed avvoltoi luccicanti,

volano rapaci affamati e gracchianti.

L’aria è ferma e nessuna foglia si muove.

Resta un riflesso di qualcosa che muore.

Rimbalza nell’etere un filo d’argento

che rimembra la vita di un tempo contento.

Uomini e donne, piante e animali

di muovono in cerca dei resti virtuali.

Aspettano un fiato che disegna su un vetro

per capire che il cuore batte ancora concreto.

Tutto è codice e robot riciclati

su corpi perfetti e sentimenti placati

Anime nere e corrose dal tempo

hanno acceso i camini dei fumi nel vento.

Tempi passati, attuali e futuri

hanno tolto di mezzo anche i più puri

Resta soltanto una luce nel cielo

che accoglie le Anime oltre il lembo del velo.

Sembra la fine di un’epoca d’oro,

di un Pianeta che un tempo aveva un tesoro,

un tesoro non fatto di pietre preziose,

ma di sentimenti e carezze affettuose.

Tutto sembra perso nel mondo del nulla,

ma  poi dal cielo scende una culla

Un’Anima nuova, che apre la strada

ad eserciti azzurri muniti di spada.

Spada di fuoco che estirpa le tenebre

ed alza il fuoco, lasciando la cenere

Una fenice rinasce luminosa e tranquilla

e lascia il seme di una scintilla.

Tutto è nuovo e colorato di luce

e la scintilla si ingrossa e produce

una nuova vita di sole e di Amore,

fa ricominciare a battere il cuore.

Niente si perde di quello che è stato,

l’Amore non muore se è ben impiantato.

Una scintilla, una culla, una stella ed un sorriso

e il mondo nuovo rinasce Paradiso.

 

 

FINCHE’ NASCERA’ UN BAMBINO.

 

Finché anche solo un bimbo nascerà,

ci sarà sempre una primavera,

un profumo di fiori e ronzio di api

e le nuvole si rincorreranno nel cielo.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

torneranno le rondini a disegnare l’azzurro,

i tramonti coloreranno gli occhi

e le farfalle non si poseranno.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

ci sarà una madre che canta,

un padre che li abbraccia

ed una famiglia che lotta.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

portato e cullato nel ventre,

ogni alba sarà nuova e diversa

e le doglie risveglieranno l’Amore.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

frutto di un incontro di corpi,

la musica non cesserà di suonare

e porterà le sue note fino a Dio.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

e sarà amato e protetto da tutti,

non serviranno guerre e carestie

La vita e la Terra non potranno finire.

Finché anche solo un bimbo nascerà,

avremo la certezza che niente è perduto

Che un mondo nuovo è lì che ci aspetta,

che sarà l’Amore a salvare l’Amore.

E finché tanti bimbi nasceranno,

porteranno con loro quello che

serve per avere coraggio.

Saranno i protagonisti del futuro migliore

perché arriveranno colmi di Amore

e ci insegneranno a lottare per il bene di tutti.    

 

Milena Ziletti con la Trilogia di Reston l'Unicorno dorato

Il dott. Andrea Santaniello, una mente eccelsa della medicina, uno scrittore specializzato in Storia, un pittore ed un poeta: in definitiva, un artista completo!

Biografia del dott. Andrea Santaniello, vincitore del Premio Speciale Assoluto alla Carriera al Premio di Narrativa, Teatro e Poesia "Il buon riso fa buon sangue" 4^ Edizione!

Nato a Quindici (AV), ex alunno del Liceo Classico Pietro Colletta di Avellino, Andrea Santaniello è medico del 118 e risiede a Mercogliano (AV).
Figura poliedrica e dai tanti interessi artistici, ha al suo attivo dipinti, bassorilievi, saggi di storia, traduzioni di manoscritti, articoli, racconti, poesie. In particolare ha ricostruito le origini del proprio paese di nascita e di altri centri, reso in italiano documenti longobardi, normanni, rinascimentali.
Dell’Archivio Storico Diocesano di Nola (ASDN) ha tradotto i manoscritti del ‘500 e ‘600 relativi alla sua terra di provenienza, tirandone fuori vari libri, quale
Tra Terra e Cielo, Don Giulio Fiore di Quindici (AV), 1568-1636, di 559 pagine, edito dalla LER nel mese di ottobre del 2015.
Di recente ha ottenuto numerosi riconoscimenti in concorsi letterari in Campania, Lazio, Puglia, Abruzzo, Molise, Toscana, Calabria.
Il 15 maggio 2016 ha presentato il suo piccolo romanzo
Colori a Mezzogiorno alla Fiera del libro a Torino.
Il 22 luglio 2018, a Roma, s’è classificato Secondo alla V Edizione del Premio Luce dell'Arte con due suoi dipinti
(Colori marini, La Madonna del Soccorso).
Il 22 settembre 2018, a Vasto (Chieti), alla XXXIII Edizione del Premio Nazionale Histonium, ha ottenuto il Premio Speciale Unico per la Campania, con la poesia
L'amore vero.
Il 31 gennaio 2019, a Napoli, s’è classificato Primo alla XXII Edizione del Concorso Letterario Internazionale Emily Dickinson, con il saggio storico
Le Chiese di Quindici ed i loro beni, edito dalla LER.
Il 14 giugno 2019, a Pozzuoli, alla XX Edizione del Premio Letterario Internazionale Tra le parole e l'infinito, ha ottenuto il Terzo Premio con la poesia
Mare d'amore.
Scrive di lui la Dott.ssa Carmela Polititi Cenere: "Con la passione dello stoico, l'ambizione per l'essenzialità, la pervicacia del narratore ... l'autore, attraverso un linguaggio privo di orpelli e ridotto all'osso, ha il potere di introdurre il lettore, in virtù di brevi squarci di luce, in luoghi ricchi di memorie, di sublime mistero, di cultura, dove l'armonia regna ed alimenta la certezza della trascendenza".
Ricordiamotra le sue opere più recenti 
"Santa Procula e Pilato - Romanzo e Storia" in cui ci fa grandi rivelazioni storico- religiose e L'altra Terra - Bosagro e Beato (Vusaro e Viato) nei luoghi di Veseri, pubblicata a Giugno del 2021. In quest'ultima c'è il suo olio raffigurante S. Filomena di Mugnano in copertina, identificata da lui con S. Irina di Tessalonica, patrona di Lecce e del Meridione d'Italia col nome di S. Irene di Tessalonica. Irene fa riferimento alla pace, Irina e Filomena alla Luce di Cristo, che è pure pace. La pubblicazione è stata presentata dal Parroco e Diacono di Quindici, dal Prof Teo Di Giovanni, dalla Professoressa Caterina Leone.

Vi presentiamo a seguire due poesie molto amate dalla critica del dott. Santaniello, ossia Amor di madre e Rose rosse.

 

AMOR DI MADRE

 

 Mamma mia bella,

santa di grazie e dolori,

ventre sincero di gioia infinita,

aiuta noi uomini infidi,

un tempo ripieni di bene divino.

Cambiaci e guidaci

all’antico fiorente giardino:

ricolmo di vita e colori!

 

ROSSE D’AMORE

 

Lento

Come il fluir del vento,

tra il blu del mare e l’azzurro del cielo,

il cuor avanza tra nuvole e stelle,

fino a toccar l’ignoto,

oltre l’umano sentir e l’eterno moto,

e col sorriso a morir

nel più tenero amor.

Parlai

col vento

che, sibilando,

quel segreto

mi svelò.

Presto vedrai

l’evento

che al mondo

amato

porterò.

Rosse

d’amore

al cuor

tante rose!

 

La Madonna delle Grazie di Quindici

Dipinto del dott. A. Santaniello

Lina Del Giudice, una vita dedicata all'insegnamento, alla famiglia ed alla letteratura!

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Lina Del Giudice nasce nel Sud dell'Italia. Completati gli studi, intraprende la carriera d'insegnante. Giovanissima, si sposa e va a vivere nel Nord, in Lombardia, dove prosegue la sua attività di docente e dove attualmente vive. Una lunga carriera ed una vita familiare piena ed onerosa non le lasciano molti spazi per sè. Nel 2010 finalmente pubblica il suo primo libro: Notte Bianca (Milano, 2010, Ed. Nuovi Autori). Seguono il romanzo autobiografico C'era una volta un'insegnante (2015, Edizioni Gruppo Albatros Il Filo). I suoi libri sono stati presentati alla Fiera Letteraria di Roma ed al Salone Internazionale del libro di Torino. Hanno ottenuto premi e prestigiosi riconoscimenti nazìonali ed internazionali e sono attualmente disponibili presso le più importanti biblioteche. 

Ricordiamo poi tra le sue raccolte poetiche edite Tamerici  (2019, Edizioni Gruppo Albatros Il Filo) vincitore della 2^ Edizione del Concorso Letterario e Fotografico "La voce della Natura: Armonia, Benessere e Spiritualità" indetto dall'Associaizone culturale e teatrale "Luce dell'Arte" e l'ultima fatica letteraria Canti di Terre lontane (2022, Edizioni Gruppo Albatros Il Filo) che sta riscuotendo una buona critica.

Vi alleghiamo qui sotto una sua suggestiva lirica intitolata "Orrore" in cui si mette con abile accostamento di immagini in evidenza quanta sofferenza ferisca il mondo da anni. 

Carmelina Petullà, scrittrice pluripremiata, che fa vivere ogni emozione e cosa attraverso la sua splendida scrittura!

Carmelina Petullà, nasce ad Amato (CZ) il 4 dicembre 1947. Figlia di un ferroviere e di una casalinga, trascorre l’infanzia e l’adolescenza allo scalo ferroviario di Feroleto Antico. A vent’anni si trasferisce a Marcellinara (CZ), il paese di origine dei suoi genitori, riprende gli studi interrotti e consegue il Diploma di Maturità Magistrale, presso l’Istituto Magistrale Statale (adesso Liceo) “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme.

Entra nel mondo del lavoro nel Comune di quest’ultima Città e qui trascorre, con la propria famiglia, la maggior parte della sua vita. Raggiunta l’età per il pensionamento, si trasferisce per circa 10 anni a Cremona, trascorrendo lunghi periodi a Bologna.

È in queste città, alle quali si sente particolarmente legata, che scopre il suo amore per la poesia. Ma la sua dimora abituale è la Calabria, i cui luoghi e le bellezze della Regione si trovano in quasi tutti i suoi componimenti.

Durante la sua attività di scrittrice, è stata insignita di numerosi premi per la poesia in concorsi internazionali svoltisi in varie regioni d’Italia, nelle città di Imola-Bologna, Roma, Torino, Milano, San Giuliano Milanese, Trento, Tropea, Borgia (CZ), Quartu Sant’Elena (CA), classificandosi nella rosa dei premiati. Vedi sito http://www.carmelinapetulla.com

Nel 2011 pubblica, con la casa editrice Youcanprint, il suo primo libro di poesie dal titolo “Il Colore della Vita”. In esso si riscontra un linguaggio che rifugge dai canoni ricercati; espresso in modo diretto, senza essere elaborato, quasi proiettato dalle immagini che la poetessa spesso usa. I temi in esso trattati sono la società del nostro tempo col suo bagaglio di incomunicabilità e di tristezza e i problemi che affliggono in ogni tempo la gioventù.

Successivamente, nel 2016, nasce “Venere bugiarda”, opera teatrale in versi, per la quale l’Associazione Culturale e Teatrale Luce dell’Arte di Roma, diretta dalla dott.ssa Carmela Gabriele, conferisce alla Petullà una “Menzione Speciale per il Teatro”. La stessa opera è stata premiata al Concorso Nazionale Alda Merini, dall’Associazione Culturale “I Fiori sull’acqua” diretta dalla dott.ssa Melina Gennuso, svoltosi ad Imola (BO) nel 2017, classificandosi al terzo posto.

L’opera viene ancora premiata (ormai edita nel 2017 da Europa Edizioni) in Calabria, a Tropea, con il secondo posto nel Premio Internazionale di Poesia “Tropea Onde Mediterranee”. Presidente dell’Associazione Culturale, Prof. Pasquale De Luca. In quest’opera, muta il linguaggio. L’espressione fanciullesca assume una forma classica, elegante, pur conservando ancora l’immediatezza del verso.

I temi trattati sono sempre attuali, legati alla società del nostro tempo. Nel testo sono affiancate ai versi, in sinergia di contenuto espressivo, le immagini delle stupende opere d’arte della scultrice RABARAMA.

La scrittrice si è distinta anche per la narrativa. A Roma, è stata premiata dall’Associazione Culturale e Teatrale “Luce dell’Arte”, per il romanzo inedito “Magica infanzia”, classificandosi al primo posto.

“Pianto sincero” è la sua terza pubblicazione in versi, edita da Europa Edizioni nel luglio del 2019. In essa si ritrova ancora il linguaggio classico, elegante, che la poetessa esprime in tutta la sua musicalità; un linguaggio che affascina il lettore e che dà voce ancora alle stupende opere d’arte di RABARAMA, le cui immagini sono contenute nel volume.

Benché testo unico, esiste un nesso di continuità con il libro pubblicato “Venere bugiarda”. Rabarama con la sua arte e la Petullà con i suoi versi, parlano lo stesso linguaggio: l’uomo del nostro tempo, proiettato verso la ricerca della libertà.

Il Libro è stato premiato nel 2020 nel concorso svoltosi one-line, causa pandemia, dall’Associazione Culturale “Tropea Onde Mediterranee” classificandosi al 2° posto.

Inoltre, premiato al terzo posto, nel concorso letterario internazionale della Svizzera italiana “Switzerland Literary Prize” (Mendrisio 25 settembre Anno 2021). Manifestazione sorta su iniziativa del Paese Svizzero e l’Associazione Culturale Italiana “Pegasus Cattolica” il cui presidente è il Dott. Roberto Sarra.

Carmelina Petullà ha scritto numerosi altri componimenti, sia in prosa che di poesia, ancora inediti. Trascorre la sua vita dedicandosi allo scrivere, la sua risorsa di vita. Vive attualmente a Lamezia Terme, in Calabria, dedicandosi anche ad altri interessi che completano la sua vita di donna e di madre.

Qui vi presentiamo due sue poesie, per rendervi l'idea del suo immane talento e del suo inconfondibile raffinato stile letterario.

 

"Il Miracolo della vita"

 

Dolci, carezzevoli sono i tuoi occhi,

brillano come luci di una notte stellata.

Parla il tuo cuore,

tra profonde emozioni,

e mi trasporta l’anima

nel Creato;

in quell’immensità infinita

che dal sole ai monti sulla terra

sparge la vita.

Forte mi abbracciano le tue mani

e mentre stringono il mio corpo al tuo

fibrilla, con intensità sovrana,

quel veleno dolce

che mi affoga in cuore!

Poi chiudi il mio respiro

con il bacio,

lungo,

dolcissimo,

umido e accollato.

E mi sembra di morire

nel tuo abbraccio,

quando, tra le membra sudate

e l’urlo soffocante dentro il cuore,

si chiude col veleno di passione

quel miracolo di vita che è:

l’amore.

 

 

"2021 La bellezza rimasta"

 

Svegliarsi al primo sole del mattino

E respirare il profumo della vita,

che avanza traboccante in via del giorno,

in un crescendo di voci tutt’intorno.

 

A pelle nuda poi danzar sotto la sfera,

con anima stregata dall’amore,

e poi lasciarsi illuminare dal colore

delle ginestre che vanno tutte in fiore.

 

Ancor danzando a piedi nudi fra i sentieri,

porgendo larghe braccia a spazi veri,

lasciar del mezzodì il gran calore,

su ogni tratto, che flette solo allora.

 

E ancor riprendere a dormire sui cuscini,

del focolare della vita, ch’era andato.

Il ritrovare quel calore abbandonato,

ritempra l’animo di amore smisurato.

 

Conosciamo meglio una grande promessa della scrittura, la prof.ssa Anna D'Auria!

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Anna D’Auria insegna Latino e Greco presso il liceo classico ‘’Plinio Seniore’’ di Castellammare di Stabia.

È una fervida lettrice di romanzi a sfondo psicologico, nonché autrice di testi poetici e narrativi.

Ha ideato e condotto il format ‘’Lungo i sentieri della classicità’’ trasmesso su Bom Channel (Aprile 2021) e ha un interessante blog culturale, ecco il link https://anna-dauria-autrice.webnode.it/

È autrice di tre romanzi: ‘‘La carezza dell’Èidolon del mare’’ (settembre 2020); “Skià. Il volto di un’ombra sul cuore’’ (dicembre 2020) e ‘’Mala Jin. Tulipani nel cemento’’ (novembre 2021), edito da Albatros il Filo con prefazione dell’avv. Libera Cesino, pres. Ass. ‘’Libera dalla violenza’’.  Ha pubblicato anche una silloge poetica dal titolo “Anthea. I fiori della vita’’ (settembre 2021).

E a proposito di poesia, vi presentiamo due sue bellissime liriche, intitolate "Il proscenio della vita " e "Metafore" attraverso le quali emerge la sua estrema sensibilità d'animo mista al senso realistico dell'esistenza.

‘‘Il proscenio della vita’’
 

Quando il sipario cala
lentamente
il suo drappo rubino,
gli attori restan muti
sul proscenio della vita,
aspettando un cenno
che li traversi ad un’altra
realtà da interpretare
lungo il seguitare del tempo
che avanza spedito
con le sue inesorabili piene
di emozioni e illusioni,
incomparabili bellezze
che danno sfoggio di sé
tra paure e incertezze.

 

Noi, attori ardimentosi,
ancora una volta
ci caliamo
nella parte
persi nei nostri desii
cercando
L’impossibile

 

Perché, in fondo, il domani
è una dimora instabile
puntellata d’attese
sempre pronte
ad essere smentite.

 

‘’Metafore’’
 

Nel ricominciare
Di nuovo
ti sei perso
nelle metafore
di te stesso.

 

Le hai affrontate
una ad una
sei stato in tante
maschere
hai vestito mille ruoli.


Inutili illusioni.


Il coraggio infrange
I muri del silenzio
tanto ingombranti
tanto erti da smorzare
ogni tua vivida emozione

 

ti sei aggrappato
ad ultima dolente
speranza
estrema finzione
per obliare l’eterna
illusione d’amore.

 

E alla fine ti sei liberato
da ogni maschera
perché solo nella nudità
dell’anima
ognuno ritrova
la sua vita vera.

 

Sotto in anteprima la copertina del suo romanzo "Mala Jin - Tulipani nel cemento" che è stato  selezionato per partecipare a "Casa Sanremo Writers 2023" nel mese di febbraio!

"L'INFINITO" meraviglioso idillio dell'amico poeta e scrittore Leon Marchi in onore di Giacomo Leopardi!

Con grande piacere ospitiamo sul nostro sito dell'Associazione “L’infinito” dell’amico poeta e scrittore Leon Marchi.

Il Piccolo idillio, composto tra la primavera e l’autunno del 2019 e inviato – in occasione del bicentenario de “L’Infinito” di Leopardi – ai discendenti del Poeta recanatese, è conservato nella Biblioteca del Centro Nazionale Studi Leopardiani.

Colgo l’occasione per segnalare il sito dell’amico Leon:

www.leonmarchi.it

                            Dr.ssa Carmela Gabriele, Presidente Ass. culturale e teatrale"Luce dell'Arte"

 

Questo Piccolo idillio (composto a Roma tra la primavera e l’autunno del 2019) dedico a mio fratello Giacomo Leopardi, al quale (pur a distanza di due secoli) offro presenza e voce, sofferenti ma fiduciose in tal epoca.

             

L’Infinito

E dopo tanto volare dei piedi1

per le valli2, il silenzio mi circonda

dei monti3, ove tra loro vento e foglie

pian piano parlano. E il brivido sboccia

 5     dentro le tempie e nelle carni, mentre

in compagnia l’occhio erra del pensiero(,)4

dall’invisibil5 presenza chiamato

oltre il confine umano. Allor6, insetto

operoso e affamato, allor7 divoro

 10     il nèttare divino, con le alucce

osando penetrare in fondo al fiore,

dove ha sapore il vivere. Discende

allora8 il falco a cacciare quel canto

seminato nell’aria. A lunghi passi,

 15     col cuore carico e leggero, scendo.9

 1       Volare dei piedi: non passeggiare, non andare a passo svelto, non di corsa.

       Tanto: ci è voluto tempo, per staccarmi dalla terrena quotidianità e levarmi sopra di essa.

2-3   Valli-monti: uscendo dalla connotazione paesaggistico-geografica, “le valli” rappresentano il bisogno di concedere una rigenerante pausa al fisico e alla mente; “i monti” rappresentano il benefico piacere che la lontananza dai centri abitati offre loro.

4       La , concede una pausa ai lettori che non siano in grado di leggere tutto d’un fiato da mentre a umano (i vv. 5-8, in realtà, non hanno bisogno di alcuna pausa).

5        Invisibil: che è in ogni luogo, ma si può soltanto percepirla.

6-7    Allor… allor, prive della a, esprimono leggerezza, dolcezza.

8       Allora, con la perentoria a finale, annuncia un evento ineluttabile.

9    Scendo: disturbato dalla visione del falco che va a caccia e uccide la vita libera, “dopo tanto volare dei piedi”, “a lunghi passi” mi allontano da “valli” e “monti” e, “col cuore” allo stesso tempo “carico e leggero”, scen- do verso la cruda quotidianità.

Leon Marchi